Approfondimenti sull'improvvisazione


Per seguire al meglio l’articolo che state leggendo è necessario aver assimilato le nozioni e gli elementi musicali esposti sul mio manuale di chitarra moderna, così come occorre aver acquisito una buona base teorica e di ascolto degli artisti fondamentali per comprendere e suonare la chitarra moderna. Tra le altre cose, per essere musicisti completi e possedere una personalità artistica è indispensabile la consapevolezza. Consapevolezza musicale, individuale, della propria personalità, delle realtà sociali e artistiche che ci circondano e, aggiungerei, della capacità personale e intima di sondare e cercare dentro la propria sensibilità e le proprie emozioni. Il taglio iniziale di questo post sembra più quello di una discussione che non di una lezione vera e propria, ma è proprio questo che devono saper fare gli allievi ben preparati: discutere, analizzare, esplorare e se necessario esaminare in senso critico la musica, l’insegnante e le nozioni che hanno costruito e avuto parte nel loro percorso di apprendimento.

Mettere in discussione la realtà, fare in modo che la musica sia un metodo d’indagine per comprendere ciò che ci circonda, ma anche per andare oltre con soluzioni sempre nuove o che disturbino la quiete intellettuale delle coscienze pigre, è necessario se ci aspettiamo che l’arte sia un sistema per crescere, evolvere e stimolare la mente umana. Partiamo quindi dall'idea che dobbiamo essere dei veri e propri ricercatori. Non accontentiamoci del materiale che ogni percorso didattico ci mette a disposizione. In particolare in una società come quella in cui viviamo, dove il nozionismo è imperante e sottoposto alla produzione, al consumo e alla formazione di lavoratori acritici e spesso alienati. Come musicisti abbiamo uno strumento straordinario di ricerca e sperimentazione: l’improvvisazione. Ascoltate per esempio Joe Morris e Derek Bailey. 

L'improvvisazione non deve però essere vista come un modo per mettere in mostra il virtuosismo raggiunto. Non è neppure un concetto nuovo: nell'antichità era il modo principale di fare musica. In tempi più recenti, per esempio gli organisti del ‘500, avevano compreso nel proprio percorso didattico l’apprendimento di complesse tecniche improvvisative. Nella musica indiana, così come in tutte quelle culture senza sistemi di notazione musicale scritta, l’improvvisazione ancora oggi è un fatto normale, un modo naturale da parte dell’artista di esprimere la propria personalità e la propria sensibilità. Ricordate: è importante sperimentare! Perché la sperimentazione permette alla musica di evolvere, liberarsi da vecchi schemi, da modalità di pensiero che appartengono al passato, che è preziosissimo e non deve essere dimenticato, ma che dobbiamo essere capaci di superare. Se l’arte si evolve cambia anche il nostro sguardo sulla realtà. 

Prima di proporre alcuni esempi personali di improvvisazione e tecniche di sviluppo del fraseggio, ma anche del linguaggio nel suo complesso, voglio soffermarmi ancora su due o tre indicazioni che ritengo davvero importanti. Prima di tutto il genere musicale che più di altri ha permesso alla chitarra moderna di evolvere è il jazz. È quindi indispensabile ascoltare e studiare questa musica, gli artisti e la sua storia. Non è da sottovalutare il blues, che in pratica ne è per una buona misura alla base, sia linguistica che tecnica. Le pentatoniche e la scala blues sono ancora oggi gli elementi di formazione del fraseggio indispensabili anche ai chitarristi più avanzati. La seconda cosa è che non esiste un metodo vero e proprio di insegnamento dell’improvvisazione e soprattutto non ne esiste uno solo. L’improvvisazione è per sua natura sperimentazione. Si tratta di provare, sbagliare, riprovare… L’esperienza, l’orecchio, la nostra sensibilità musicale, alla lunga ci daranno le risposte che cerchiamo e tracceranno il nostro metodo per sviluppare frasi e discorsi sensati. E quindi anche la nostra personalità musicale. Le scuole di jazz oggi utilizzano le tecniche formalizzate e l’idioma standard del bebop per insegnare l’improvvisazione, ma sappiate che non è certo l'esclusiva modalità per sviluppare competenze, anche se è sicuramente un ottimo punto di partenza e un percorso didattico importante per un musicista moderno. 

Ultimo elemento: non esiste un solo tipo di improvvisazione. Abbiamo già visto in altri post che tutte le culture hanno musica improvvisata (il raga indiano, il maqam arabo, la cora africana e così via); anche soltanto questo dovrebbe farci riflettere sul fatto che ogni cultura ha sviluppato un proprio metodo di trasmissione di questa forma di capacità artistica. Ai fini didattici e perché possiate comprendere e utilizzare al meglio il mio metodo, però, ritengo necessario considerare un altro aspetto. Esistono in sostanza due tipi di improvvisazione: libera e idiomatica. Cosa vuol dire? Idiomatica significa che utilizza un preciso idioma. Per esempio, il bebop al quale facevamo riferimento prima, ma anche blues, rock, flamenco ecc. Come dicevo, infatti, l’improvvisazione è un modo di fare musica, che può essere alternativo alla composizione. Si tratta di una scelta, o come nelle culture orali, la modalità principale, tuttavia anche nella musica non scritta sono presenti schemi e strutture precise che spesso devono essere rispettati per necessità idiomatiche e di trasmissione culturale. L'improvvisazione libera, invece, lascia intuire che non rispetta questo modo di procedere. In un certo senso più che perfezionare o esplorare le possibilità di un idioma (o di un sistema musicale), di un linguaggio o di determinate strutture, questa modalità ha proprio lo scopo di scardinarle o di esplorarne nuovi sviluppi. Se vogliamo, anche semplicemente il desiderio di evadere e "inventare" senza schemi e costrizioni. Può essere oltre che un metodo di studio e di ricerca anche un modo per liberare il pensiero, di lasciar andare le nostre idee nelle tante direzioni che in quel momento la nostra emotività e sensibilità musicale ci suggeriscono. 

Vediamo alcune modalità che abbiamo a disposizione per sviluppare una nostra improvvisazione. Nel corso delle lezioni precedenti (mi riferisco al mio manuale) abbiamo già studiato diverse soluzioni e proposte utili a comprendere e mettere a frutto questi argomenti, quindi, se necessario tornate indietro. 
Possiamo intanto partire da una nuova scala a nostro piacere. Scelta opportunamente per ottenere accordi inusuali o spunti di sviluppo melodico che ci allontanino dalle sonorità della scala maggiore. Nell'esempio utilizzerò una scala particolare, ottenuta alterando il secondo e il sesto grado della scala maggiore (non ripeto la spiegazione dato che le tabelle sono già illustrate e commentate sul mio manuale “Chitarra Moderna”). Armonizziamo, quindi, la scala e scriviamo gli accordi che è possibile ricavarne. Potete fare lo stesso mio lavoro alterando altri gradi della scala maggiore o usando scale alternative che diano varietà e risultati originali. 


Ho scelto gli accordi dei box che vedete qui sopra per ottenere sonorità interessanti o inconsuete rispetto all'armonizzazione della scala maggiore e secondo il mio gusto personale. Non ho rispettato esattamente la sequenza tonale per terze degli accordi di settima, questa è una scelta del tutto soggettiva. Qualcuno avrebbe potuto scegliere diversamente dato che non abbiamo né vincolo tonale né funzionale. In alcuni casi è difficile anche stabilire il nome preciso dell’accordo, come per esempio l’accordo di SOL, che ho lasciato semplicemente senza nessuna specifica ulteriore, oppure quello di LA# (che in effetti è un DO7 se leggiamo il la# come sib). Ad un’analisi approfondita la sigla che ho messo per ciascun accordo potrebbe risultare diversa, il mio criterio è stato quello di mantenere la sequenza delle toniche corrispondenti alla scala. Ognuno può anche mischiare a proprio piacimento o scegliere rivolti diversi. L’accordo di DO/la# potete suonarlo con il la# al basso (che è poi il motivo per il quale è indicato come accordo slash). Nel box ho scelto la forma che più di altre mostra il classico accordo di DO7. Insomma, la spiegazione del procedimento che ho utilizzato è abbastanza complessa e potrebbe richiedere anche una pagina intera di spiegazione, ma se siete arrivati a questo punto avendo studiato e approfondito tutte le lezioni non dovreste trovare grosse difficoltà a fare lo stesso esperimento con altre scale, come dicevamo. Mi raccomando solo una cosa: deve essere chiaro che stiamo sperimentando liberamente senza vincoli tonali. Gli accordi vanno combinati e sviluppati senza pensare a cadenze, dominanti e così via. Naturalmente lo stesso spirito di libertà deve essere usato nello sviluppo melodico e idiomatico della scala. Potete stendere la scala intera in un box (come faccio spesso nelle mie lezioni) e ricavarne dei vostri pattern.
Per esempio:


Vi propongo di seguito un altro esempio sviluppato sulla scala di do maggiore. Potete suonare le note nella sequenza che preferite, combinare i pattern, suonarli su una vostra progressione armonica, usarli in un contesto tonale o modale. Insomma, farne quello che volete, l’idea è quella di avere uno schema melodico da seguire e non inventato a caso senza nessun criterio. Lascio a voi il compito di analizzarli e contestualizzarli, diversamente fareste solo un lavoro di copiatura. Se non vi è chiaro come procedere e siete sul gruppo Facebook di Chitarra Olistica® potete chiedermi un video dimostrativo. Naturalmente sta a voi inventare altri pattern sulla scala che preferite.


Nell'esempio successivo potete vedere due modelli di scale (box 1 e 2). Suonateli, studiatene la sonorità, ricavate degli accordi (anche semplicemente con un procedimento visivo, senza pensare al loro nome) e dei pattern. Nei box 3 e 4 vi propongo due pattern che suono spesso sia in contesto tonale che modale, adatti alle sonorità jazz-blues (ma non solo, ricordate sempre che il senso e l’espressione di una frase dipendono dal vostro gusto e dalle vostre mani e non ultimo dalla vostra capacità di adattarli al contesto idiomatico). Nel box 5 vedete come ho estrapolato una scala dal modello utilizzato più sopra. Anche in questo caso decidete voi come e dove suonarla. Può essere utile per creare dei passaggi cromatici e sonorità meno convenzionali su una progressione tonale di DO (ma anche di SOL, per esempio).


Bene! Spero di esservi stato utile. Gli esempi potrebbero essere tantissimi, ma il mio scopo è darvi uno spunto, un indirizzo musicale e un modo di pensare. È evidente che non è possibile esaurire in una sola lezione un argomento complesso come la pratica improvvisativa e i processi filosofico-musicali che ne derivano. Riprendo quanto detto all'inizio del post: è necessario sperimentare. Mentre si sperimenta si cresce musicalmente e mentre si cresce musicalmente si comprendono e sviluppano le varie strade possibili, come anche le proprie capacità di elaborare in modo personale e autonomo lo stile e il gusto. Tutto sembrerà “quasi magicamente” più chiaro e semplice una volta raggiunta una buona consapevolezza musicale, quindi una buona capacità di improvvisare sia in modo libero che idiomatico. Non copiate, non cercate di assomigliare a questo o quell'altro chitarrista (se non come esercizio di stile o per valutare la vostra padronanza tecnica). Suonate jazz, studiatene le armonie e gli stili. Cercate di capire cosa fanno gli altri chitarristi, soprattutto quelli che hanno fatto scuola ed hanno aperto delle strade. Vi auguro, quindi, di crescere e diventare grandi.

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