Cammino



Camminare, così come suonare le scale, è un mantra, una riflessione continua, quasi una preghiera se volete o una forma di meditazione. Un passo dietro l’altro, una nota dietro l’altra in un continuo esercizio di educazione della mano, dell’orecchio, del senso del tempo, del ritmo e dell’ascolto.

L’apprendimento è un cammino. Un percorso. Osserviamo quello che ci sta attorno, ascoltiamo i nostri passi, il nostro respiro, procediamo con la saggezza e la costanza della tartaruga piuttosto che con la fretta della lepre. La chitarra e la musica non sono una gara e non c’è un posto dove arrivare per primi. Dedichiamoci un tempo nel quale perderci e ritrovarci, fa bene anche alla nostra vita. Forse anche noi chitarristi dovremmo rallentare un po’, sottrarre invece di addizionare, rallentare invece di accelerare. In fondo l’arte, come la vita, non è fatta solo di quantità. La ricerca, la riflessione, le capacità innovative, più facile che nascano da quanto profondamente riusciamo a vivere i sentimenti e il nostro tempo che non da quanto velocemente li percorriamo o da quante esperienze viviamo. Spesso la velocità porta alla superficialità, all'esigenza di semplificare e rendere tutto più automatico e meccanico. Probabilmente un buon punto di partenza per chi preferisce un approccio che dia respiro e profondità al proprio desiderio di creatività e crescita artistica potrebbe essere la parola sottrarre. Sottrazione anche come “sottrarsi” alle mode musicali imperanti. Cercare, più che di essere un numero in più in un genere già pieno di suoni, di riscoprire il gioco delle contaminazioni. Magari in questo modo potremmo anche cercare di “sottrarci” alla volontà di una società che ci vuole produttivi, subito pronti a saper fare subito qualcosa, in produzione in ogni momento della vita. 

Può sembrare retorico dirlo, ma è dal silenzio che nasce il suono. Il silenzio è fondamentale soprattutto nella nostra società che sembra averne così paura. Il senso di vuoto e di solitudine nasce più dal continuo bisogno di consumare (e correre…), parlare senza essere ascoltati, dalla vita caotica e rumorosa della città e della rete, dalla continua ricerca di divertimento, che non dal silenzio. Ma quanto la musica può riempire il vuoto, il senso di solitudine? Per un musicista è importante pensare anche in questi termini per usare con sensibilità la propria fantasia e metterla al servizio degli altri, magari per riempire i vuoti e arricchire i sentimenti. La musica non può, come invece spesso accade, essere solo la continuazione o la sovrapposizione dei rumori e degli impossibili silenzi della vita di oggi. Ho l’impressione che spesso persino i musicisti dimentichino l’importanza delle pause e dei silenzi. 
Lasciarsi ispirare… (non dimentichiamo che la “musica” è l’arte ispirata dalle muse. La musa della musica è Euterpe, che significa “dare gioia”) rimanere in ascolto delle proprie impressioni e dei propri sentimenti può essere lo strumento più spontaneo che abbiamo a disposizione. Lasciamoci guidare dalla giornata, lasciamo che siano il momento e la situazione a ispirarci. Spesso è inutile forzare le cose, i momenti sbagliati capitano a tutti e quindi a volte si può anche rinunciare, aspettare che il momento passi, alla ragione uniamo anche i sentimenti. Impossibile trasformare una giornata di pioggia (che personalmente trovo sempre rinfrescante e piena di stimoli) in una di sole, nello stesso tempo è però possibile lasciandoci andare, ascoltando le nostre sensazioni, trasformare una giornata grigia, piovosa o noiosa in qualcosa di toccante e di bello.
A volte è meglio aspettare che il sentimento si accenda. Se l’idea non viene sforzandoci non facciamo altro che spingerla ancora più indietro rendendo il momento vuoto e improduttivo. Nello stesso tempo, quindi in apparente conflitto con quanto detto, l’artista deve imparare – e può imparare – a sviluppare le proprie idee, l’attitudine a esprimersi, a creare, non soltanto aspettare passivamente che qualcosa da fuori gli dia uno stato di grazia o l’illuminazione. In una parola: deve saper usare la personale “creatività”. La passione e l’entusiasmo fanno la differenza. Tutto il resto è mestiere, modelli commerciali. 

La musica è la mappa di un territorio interiore. Non possiamo portare il mondo dentro di noi neppure viaggiando incessantemente e cercando di conoscerlo nei dettagli. Non siamo il centro del mondo e i giudici del suo valore. Si tratta, invece, di portare fuori il nostro mondo interiore, col nostro modo di vedere, con i nostri occhi e i nostri sentimenti, con le nostre note, senza presunzione, al servizio dell’arte.

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