Il ritmo
Saper andare a tempo è indispensabile e necessario se
vogliamo fare musica, ma avere il senso del tempo, o dei tempi se preferite, è
fondamentale non solo nella musica ma anche in un discorso, nello
strutturare i nostri impegni, il nostro studio. Musicalmente occorre dedicare
molta attenzione e molti esercizi per acquisire la capacità di stare sul tempo
con disinvoltura, padronanza e capacità espressiva, senza sottovalutare nessuno
di questi aspetti. È possibile trovare on line, sui manuali di lettura ritmica
o ascoltando con attenzione i percussionisti, esercizi utili per sviluppare e
riconoscere le figure ritmiche di base. Vi propongo ora una brevissima
introduzione per chiarire ulteriormente l’argomento che, come sempre, consiglio
di approfondire anche con l’aiuto di altri testi e attraverso una vostra
personale ricerca.
In molte culture la musica non viene scritta, ma tramandata
oralmente; è così ancora oggi per quanto riguarda le cosiddette “culture orali”
come ad esempio quella dei Griot in Africa, o nella musica popolare e in
generale nelle culture tradizionali. Si può vedere, a questo proposito,
l’importante lavoro di ricerca sulla musica popolare svolto in Italia dall'Istituto Ernesto De Martino. Tuttavia, l’esigenza di trascrivere la musica
è antichissima e risale a migliaia di anni fa. Anche se la notazione musicale
in senso moderno ha origine nel ‘500 per opera del teorico Gioseffo Zarlino,
diversi sistemi di notazione erano già presenti presso i Greci e i Sumeri,
nella cultura cinese e indiana. La storia della notazione musicale è dunque
molto lunga e complessa: ancora oggi il sistema ideografico di scrittura
musicale basato sul pentagramma è in evoluzione e continuamente sottoposto a
diverse proposte e ipotesi di riforma: un esempio su tutti il progetto
esagramma del professor Wu Dao-Gong (cinese, come anche il primo studioso, Chu
Tsai-Yu che presentò nel 1584 il sistema a temperamento equabile utilizzato ancora
oggi in tutto il mondo). Questo per far fronte a nuove esigenze espressive, all'uso di nuovi strumenti o all'evoluzione tecnica di strumenti tradizionali,
a nuovi sistemi di riproduzione e non ultimo all'evoluzione stessa dei linguaggi
musicali. Oltre all'indubbio vantaggio di leggere in un’unica chiave, invece
che nelle due chiavi di basso e violino, l’esagramma consentirebbe di ridurre
di molto l’uso dei tagli addizionali, che rappresentano sempre un ostacolo per
chi impara a leggere la musica. Vi consiglio di fare una ricerca sui diversi
sistemi di scrittura musicale attraverso il tempo e le culture. Ritengo sia
molto utile per acquisire maggiori competenze musicali e per migliorare le
vostre conoscenze storico sociali.
Giambo, trocheo, dattilo e anapesto sono cellule ritmiche
base (chiamate metro) che troviamo spesso nella scrittura musicale di canzoni o
melodie di diverso genere (in Jingle Bell è presente l’anapesto). Il metro
dattilo è frequente, per esempio, anche nel metal: suonato con i power chord
crea un incedere potente e a volte minaccioso.
Il loro nome, dal senso un po’ anacronistico, arriva dalla musica
medievale, che deriva a sua volta dal metro utilizzato nella poesia greca e
latina e che serviva per dare ritmo e accenti ai versi. Anticamente, infatti, la
musica era prevalentemente, se non quasi esclusivamente, cantata. La musica
strumentale è acquisizione molto più recente. Prima dell’uso della scrittura
vera e propria su spartito, era pratica dell’epoca porre gli accenti e le
figure ritmiche sopra ai versi, fornendo al cantante le indicazioni per
interpretare la parte. In genere il canto era accompagnato dalla lira, da qui
il termine lirica e la parola inglese lyrics utilizzata per indicare il testo
di una canzone. Parliamo, naturalmente, della storia della musica occidentale,
altre culture hanno elaborato sistemi musicali molto diversi. Non dimentichiamo
che possiamo arricchire le nostre idee, la fantasia e la nostra preparazione
anche attraverso la musica di altri Paesi. Se volete affinare il vostro senso
del ritmo e nello stesso tempo approfondirne la padronanza potete provare, per
esempio, con la tecnica indiana Konnakol.
https://www.youtube.com/watch?v=mOMLRMfIYf0
Per farvi un’idea chiara delle figure ritmiche di base, vi
consiglio di studiare duine, terzine, quartine, quintine, spostamenti di
accenti, tempi irregolari e tutto quello che può arricchire e far crescere il
vostro “senso ritmico”. Trovate voi il modo di sperimentare, sovrapporre,
elaborare ritmicamente i pattern (sia ritmici che melodici). Con l’aiuto di un
amico che suona o registrando voi stessi una base ritmica (semplicemente con le
mani o la voce, un tamburo o usando le corde basse della chitarra come la base
ritmica di un basso…). Cercate di rendere utili, divertenti, e “creativi” anche
gli esercizi più semplici: le figure ritmiche possono per esempio essere
applicate a qualsiasi tipo di scala. L’importante è che vi aiutino ad acquisire
la consapevolezza che di una melodia, anche se bella, difficilmente possiamo
apprezzarne il valore senza la giusta espressione ritmica e il controllo degli
accenti. Accendete la fantasia. Approfondite inoltre i concetti con l’aiuto di
un manuale: tempi semplici, composti e irregolari. Attenzione agli accenti: in
battere, in levare o come nell'esempio della tecnica konnakol continuamente
spostati e su metro ritmico dispari ecc. Se non siete ancora pratici di accenti
e suddivisioni ritmiche vi sarà senz'altro necessario almeno un breve corso
introduttivo, utile anche per la lettura ritmica e musicale. Le figure ritmiche
possono poi essere combinate in modi più complessi su qualsiasi pattern
melodico, su scale di qualsiasi genere, accordi e arpeggi. Il ritmo shuffle è tipico del blues e dello
swing. Non essendo semplice e intuitivo, consiglio sia l’ascolto attento e
ripetuto dei brani più rappresentativi, sia l’esercizio su backing track
apposite. I ritmi afroamericani, o sincopati, hanno dato origine ad altre
varianti ritmiche, come per esempio il rithm&blues e il funk. Con una
ricerca sulle varie voci potete trovare facilmente in rete le discografie e
tutto quello che serve per farvi un’idea più completa. L’ascolto dei brani e
dei musicisti più significativi è il modo migliore e immediatamente disponibile
per apprenderne il fraseggio e il senso ritmico, per spunti, intuizioni e tutto
quello che serve per approfondirne lo studio mentre andate avanti nel vostro
percorso di formazione. Se volete diventare veramente esperti accompagnate,
quindi, ai vostri studi molto ascolto musicale.
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