La crescita del chitarrista

Ascoltiamo la musica senza frontiere e pregiudizi. Ascoltiamo gli altri musicisti, cerchiamo di capire la loro cultura, i loro suoni, guardiamo come si muovono, cosa hanno da dire, la sensibilità con la quale si esprimono, le emozioni che trasmettono e la loro capacità di emozionarsi. Possiamo ascoltare altri chitarristi, pianisti, trombettisti… insomma quello che vogliamo, l’importante è farlo senza tabù per il personaggio o per il genere che suona. È fondamentale! Il musicista è una persona che comunica, dopo viene il suo strumento. Non che lo strumento non sia importante: personalmente ho una vera e propria venerazione per le mie chitarre. Provo per loro umile rispetto e penso che se mi permettono di esprimere quello che sento, le mie emozioni, le mie sensazioni non possono essere considerate soltanto degli oggetti, dei soprammobili o dei pezzi di legno ben intagliati. Sono sicuramente qualcosa di più, ma prima ci siamo noi. Restare attenti verso l’attualità e i nuovi sentieri musicali, scoprire il mondo musicale di altre culture e altre epoche aiuta a prendere consapevolezza. Lo dico soprattutto per i principianti, per chi si è avvicinato alla musica da poco, ma vale per tutti, naturalmente. Acquisire consapevolezza musicale è importante quanto saper suonare il proprio strumento. Lo scopo del suonare la chitarra è fare musica. Ognuno può avere la propria personale visione delle cose, della professione del musicista, ma quello che conta è fare musica e avere qualcosa da dire. Che quel qualcosa sia scritto da noi o da altri è una scelta soggettiva: il violinista che suona Brahms, per esempio, di suo non ha scritto niente ma di fatto sta dicendo qualcosa e deve farlo in modo appropriato. Ha passato anni per farlo in modo credibile. Qui però sta la differenza: tra chi lo fa con l’anima (o datele il nome che volete) e chi semplicemente recita meccanicamente un copione. Sicuramente alcuni di quelli che stanno leggendo queste righe avranno già sentito parlare di pensiero olistico, altri invece no. Tra le tante definizioni mi sembrano appropriate al nostro scopo quelle che parlano di essere umano come totalità, nella sua unione di mente, corpo, ambiente e società. Olistico deriva dalla parola greca olos che significa totalità. È l’intera nostra persona che entra in gioco quando prendiamo in mano uno strumento e lo strumento stesso è un sistema che interagisce nel profondo del nostro essere. Cosa c’entra questo con i chitarristi? Il chitarrista è una persona nella sua totalità, non è una specie di entità “avulsa” e alienata rispetto a tutto il resto, ma un essere unico, con la sua storia e il suo mondo, le sue dita, il suo cervello, la sua chitarra e l’ambiente sociale. Ed è da qui che bisogna partire. Ognuno di noi ha i suoi personali motivi per aver deciso di imparare a suonare la chitarra e ognuno di noi ha i suoi gusti in materia di stili, generi, musicisti e così via. Il mio metodo, proprio in relazione a questo modo di vedere le cose, non vuole quindi essere un compendio di tecnica, un manuale stilistico o tante altre cose che si trovano facilmente su tutti i manuali di chitarra – ce ne sono in commercio di validissimi naturalmente – ma piuttosto un metodo di autoapprendimento per diventare chitarristi e musicisti consapevoli, ognuno con le proprie differenze. Un modo di pensare, di ascoltare e imparare la musica per la formazione del proprio gusto musicale. Un cammino di sviluppo della tecnica che tenga conto della personalità, fantasia e sensibilità dell’allievo e non soltanto delle doti spettacolari, delle sonorità che vanno di moda o delle frasi più accattivanti dei nostri idoli. Autoapprendimento non inteso come fare a meno di un insegnante, ma come metodo necessario per imparare ad apprendere. Ogni allievo è diverso dall'altro, ha esigenze specifiche che devono essere rispettate e valorizzate. Tutti aspetti che troppo spesso la didattica e la scuola (non solo musicale) non considerano seriamente. Occorre, però, avere ben presente che diventare chitarristi vuol dire suonare la chitarra e per suonare la chitarra in modo accettabile è necessario affrontare ore e ore di esercizi, con molta volontà, motivazione, costanza e disciplina rigorosa. Non esiste un metodo facile o qualche magia che faccia discendere in noi il fuoco sacro del chitarrista. Se un segreto c’è per diventare bravi, è il grande amore per la musica, l’ingrediente di base che ci permette di affrontare le lunghe e faticose ore di studio.

Velocità e virtuosismi, sweep picking, tapping e altre tecniche avanzate pur essendo un bagaglio importante per il chitarrista moderno, devono considerarsi il risultato di un percorso di crescita, non semplicemente un disordinato desiderio di stupire gli altri, di imitare il chitarrista del momento o il proprio idolo. È essenziale aver prima assimilato e interiorizzato gli elementi di base della teoria e dell’armonia, le capacità gestuali ed espressive per l’esecuzione di diversi brani, un certo controllo e sicurezza della visualizzazione delle note sulla tastiera e tutti quegli elementi indispensabili per accrescere la consapevolezza musicale. Sui miei manuali troverete esercizi, con la relativa spiegazione, pensati per la concentrazione, il controllo della gestualità e della coordinazione, la conoscenza approfondita della tastiera. E ancora, consigli su come fare a introdurli nella crescita tecnica, su come praticarli per evitare noiosi esercizi ripetitivi e sviluppare la fantasia e un uso - anche - "terapeutico" della musica, del suonare la chitarra e dell'impegnare le proprie capacità intellettive e creative e non i soliti licks o le frasi già pronte e sperimentate. Insomma, il mio sforzo è quello di dare a voi indicazioni che a me sono state utili, compresa la storia della musica e dello strumento, piccoli approfondimenti su quei personaggi che nel corso della mia preparazione e crescita musicale mi sono sembrati particolarmente significativi, non solo a livello stilistico e della tecnica, ma nella capacità di ascolto e di comprensione dello strumento e dei suoi aspetti emotivi e creativi. Con la speranza che tutto questo possa essere utile anche a voi. 

Aggiungerei una riflessione: ricerche recenti dimostrano come lo studio della musica aiuti a sviluppare diverse abilità, nella lettura per esempio, ma in particolare nella coordinazione e nel trasferimento delle informazioni da un emisfero cerebrale all'altro. Alcuni studi confermano che può far aumentare il volume del cervello nelle aree dedicate alla percezione acustica e al controllo dei movimenti. Le ricerche in questo campo sono veramente molte e lo studio sulla percezione e cognizione musicale è un settore interessante che sta aiutando a capire come funziona il cervello umano. Semplificando un po’ le cose studiare musica fa bene, permette di avere una marcia in più e accendere aree del cervello solitamente spente o meno attive. Charles Limb dimostra, per esempio, attraverso studi di risonanza magnetica, che durante l’improvvisazione nel cervello di un musicista si attivano aree dell’espressività solitamente spente. Insomma, abbiamo motivazioni valide per rafforzare il nostro impegno e intraprendere un percorso che sicuramente ci farà crescere come persone e scoprire l’artista che c’è in noi. 

Come già precisato per la definizione di pensiero olistico, prendo quello che serve per il mio punto di vista di musicista, senza entrare, in questa sede (altrimenti sarebbero necessarie decine di pagine) nelle varie questioni che riguardano la scienza o altri aspetti del pensiero filosofico e della concezione del mondo (Weltanschauung). Lo stesso faccio per quanto riguarda il funzionamento del cervello al quale mi riferisco nel corso dell’esposizione del mio manuale. Spero con questo di non fuorviare nessuno nell'intendere la didattica e le possibilità di apprendimento di uno strumento. Anzi, consiglio vivamente a chi è interessato o vuole conoscere in modo più completo il tema di approfondire con qualche ricerca questi concetti. Per capire meglio come opera il nostro cervello, per esempio, potete cercare “cervello olografico”, “coerenza cerebrale”, “neuroni specchio” o comunque farvi un’idea, anche sommaria, di quali siano i modelli attualmente adottati dalla scienza e dalla neurologia. Molto interessanti le nuove ricerche della psiconeuroendocrinoimmunologia che ci aiutano a capire, dal punto di vista biochimico, molte cose sull'essere umano nella sua totalità (come unione mente-corpo). La scoperta dei neuropeptidi da parte di Candice Pert ha permesso, per esempio, di arrivare a una diversa visione della biologia e del funzionamento delle emozioni e quindi di ottenere una nuova consapevolezza del nostro corpo e del suo funzionamento. 

Anche senza adottare per forza un modello piuttosto di un altro, resta il fatto che l’educazione, la cultura, l’ambiente condizionano una certa visione delle cose ed è ragionevole pensare che questo porti a mettere maggiormente a fuoco alcuni aspetti della realtà, o comportamenti o ancora alcuni pregiudizi. Siamo un po’ come una macchina fotografica, se guardiamo lontano rischiamo di perdere i dettagli delle cose, se ci occupiamo solo di ciò che abbiamo intorno rischiamo di perderci tutto il panorama. Se siamo troppo razionali o troppo con la testa tra le nuvole succede la stessa cosa. Meglio, quindi, un equilibrio dinamico, un allenamento a mantenere flessibili ed elastiche la nostra attenzione e la nostra capacità di passare da uno stato all'altro. Il saper integrare le nostre capacità e i due modi di vedere dovrebbe aiutarci a spezzare i meccanismi di condizionamento per non cadere nei soliti schemi commerciali o nei modelli già belli e pronti da utilizzare. In questo modo, come vedremo, migliorano le capacità creative e di apprendimento della musica, ma non solo.

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