La musica che cura

Come musicista curioso e appassionato ho sempre sentito l’esigenza di esplorare e approfondire tutti gli aspetti del suono e della musica. Le definizioni tradizionali di un dizionario o di un qualsiasi manuale di musica si limitano a parlare del suono come di un fenomeno acustico caratterizzato da altezza, timbro, intensità, oppure come vibrazione prodotta da un corpo in rapida e regolare oscillazione e definiscono la musica come l’arte e la tecnica di organizzazione del suono. 
Descrizioni che ho sempre trovato aride e insufficienti. La musica fa piangere, ridere, emozionare, scatena passioni, stati d’animo, stati di trance e tanto altro di cui il musicista deve tenere conto già ai suoi primi passi. È già all'inizio della formazione che è importante sviluppare consapevolezza, perché non bastano solo la tecnica e la padronanza formale per diventare buoni musicisti. Ognuno di noi, del resto, anche senza l’orecchio allenato di un musicista esperto, sa cogliere la differenza tra una grande interpretazione e la semplice esecuzione di uno spartito. Chi è appassionato di jazz, per esempio, sa perfettamente che riportare sullo spartito il sentimento, le sfumature, le note “smozzicate” e la complessità timbrica di un’improvvisazione jazzistica è quasi impossibile. È un po’ come provare a rendere l’idea della pronuncia di una lingua attraverso un libro di grammatica. 

Dall'inizio della mia formazione fino agli anni più recenti ho cercato di comprendere e di scoprire la musica “che c’è in me” e il suo significato. In particolare, ne ho approfondito gli aspetti sociologici come forma di protesta, riscatto, crescita culturale, fenomeno comunicativo. Tutti temi dibattuti e sviscerati in centinaia di saggi, ma più mi ci addentravo più sentivo la mancanza di un elemento fondamentale di comprensione, qualcosa che stesse all'origine o forse, meglio ancora, qualcosa prima del suono come prodotto culturale e prima della musica come insieme di suoni. Qualcosa di più essenziale. Oggi, in un discorso sulla musica e sul suo significato profondo mi sembra importante integrare l’idea del suono come mezzo di crescita personale e riflessione sulla natura e sulla realtà. Ho trovato punti di vista interessanti, per esempio, leggendo alcuni testi sulla cimatica (lo studio delle forme d’onda – il suono modula la materia), la musicoterapia, l’accordatura naturale a 432 Hz e i molti studi sperimentali che dimostrano gli effetti del suono e delle vibrazioni sull'essere umano e sulla vita biologica in generale. 

In una società sempre più intessuta di rumori, di sovraffollamento, non solo demografico, ma anche informativo, relazionale, abitativo (l’elenco può essere molto lungo…) gli esseri umani provano sempre più spesso una sensazione di annullamento e di vuoto, perdita di valori e di contatto con la natura. Il senso di solitudine e di scarsa sensibilità comunicativa (che certo non sono i cosiddetti social a restituircela), spingono le persone alla ricerca di dimensioni interiori e di contatto con la vita in grado di curare e dare conforto. Ecco perché negli ultimi anni hanno trovato notevole sviluppo diverse tecniche di musicoterapia e più in generale di arte terapia: non solo per la cura del disagio, ma anche più diffusamente per il benessere psicofisico della persona. Le librerie hanno ormai interi scaffali dedicati a questi argomenti. Le origini della musicoterapia sono millenarie: la maggior parte dei popoli antichi praticava l’arte del suono a scopi terapeutici e sovente la musica e la medicina erano considerate la stessa cosa. Il suono riguardava la dimensione sacra dell’esperienza, la porta di accesso per ritrovare l’armonia tra la mente e il corpo, quindi la capacità da parte dell’individuo di ricomporre i conflitti emotivi interiori e ritrovare il proprio equilibrio col mondo. È risaputo che la musica apre canali comunicativi grazie alla produzione di emozioni e sensazioni che sono in grado di arrivare in modo profondo e diretto ai nostri centri nervosi e oggi sappiamo che il suono è in grado di influire sulla struttura e l'energia delle cellule. Abbiamo due importanti centri di controllo e produzione delle sostanze (neurotrasmettitori) che regolano la nostra salute e la nostra reazione agli stimoli dell’ambiente e sono direttamente coinvolti in queste attività: la ghiandola pineale e l’amigdala. 

Oggi possiamo parlare di musica come terapia grazie a numerosi studi, per esempio anche attraverso la risonanza magnetica funzionale, che dimostrano che il suono è in grado di intervenire a diversi livelli sul cervello, sul sistema nervoso, sull'umore ecc. Sappiamo bene che qualsiasi tipo di musica, anche semplicemente ascoltata in determinate condizioni, ha la facoltà di raggiungere la mente e cambiare lo stato emotivo dell’ascoltatore. Alcune sostanze prodotte dal nostro corpo (neuropeptidi), come le ossitocine, sono in grado di intervenire sugli stati di ansia e di stress e di predisporre l’organismo ad uno stato di maggior salute (abbassando il livello di cortisolo). Un ottimo esercizio per mantenere la mente sana ed attiva può essere ottenuto anche usando lo strumento della voce, oltre che utili sedute di meditazione. I mantra, o suoni vocalici mistici, vengono cantati per purificare la mente secondo l’antica tradizione vedica. Tra le terapie del suono troviamo inoltre le campane tibetane, le campane di cristallo, il diapason. Molte riviste e siti specializzati forniscono informazioni e indicazioni sui corsi, le teorie, le pratiche e la diffusione di queste tecniche. 

La parola mantra è di origine sanscrita e deriva da man, mente (o l’atto del pensare), e tra a cui è attribuito valore di strumento, quindi il significato letterale sarebbe “strumento per pensare”. Tuttavia, alcuni sostengono che la parola deriverebbe da altri due termini ossia manana (sempre riferito al mentale) e trana, liberazione (quindi più vicino al significato di liberazione della mente). Uno dei più noti e potenti mantra è considerato il suono OM (o AUM - ॐ). Da sempre e in molte culture è il suono associato all'idea di origine, di nascita. L’inizio del tutto, l’origine dell’universo, il suono primordiale, comprese le religioni e le culture islamica e buddhista. Gli antichi filosofi ritenevano che il suono fosse all'origine dell'universo e in tutte le scritture religiose si parla del suono. La Bibbia menziona il Verbo. Nella Chandogya Upanishad è scritto che il mondo fu generato dalla sillaba OM che costituisce l’essenza del canto (i suoni cantati espressi dalla sillaba OM simbolizzano la potenza creatrice del Nada). Mentre nella cultura spirituale shinto "su" è "la parola suprema". È interessante notare che secondo questa tradizione spirituale si ritiene che l’Universo abbia avuto origine da un punto incomprensibilmente denso, rappresentato dalla iperconcentrata vibrazione "su" (qualcuno fa notare l’evidente l'analogia con la Teoria del Big Bang). 

Insomma, la musica non è solo un insieme organizzato di suoni, o l’arte di combinarli, ma è allo stesso tempo linguaggio, intrattenimento, fenomeno sociale e tante altre cose, così il suono non è solo durata e altezza, o semplice fenomeno fisico. Le ricerche più avanzate dimostrano sempre più quanto la realtà stessa abbia a che vedere con il suono e l’oscillazione delle frequenze. Per esempio, studi interdisciplinari tra la fisica, la medicina, la musica mettono in evidenza la relazione tra il suono, l’essere umano e il nostro DNA. Grazie ad alcuni lavori sperimentali il suono viene già applicato come metodo di cura e in un futuro molto vicino sarà possibile integrare e in alcuni casi aiutare la medicina allopatica. Aggiungo, con la speranza di poter addirittura sostituire molti “inutili” farmaci, ma non voglio aprire qui alcuna polemica, basta solo ricordare l’aumento delle cosiddette malattie iatrogene (provocate dall'assunzione di farmaci). Molti studiosi sono concordi nel ritenere che anche il nostro DNA, non meno della realtà che ci circonda, sia una sequenza di informazioni in vibrazione su specifiche frequenze e come tale (come sostiene per esempio il fisico Massimo Corbucci) si possa agire acusticamente - attraverso le parole - per riprogrammarlo. L’epigenetica ha già dimostrato come l’ambiente possa influenzare i nostri geni e alcuni studiosi hanno messo in evidenza la possibilità di riparare difetti genetici grazie a dispositivi con frequenze modulate di radio e luce. Molto interessante è anche il lavoro del gruppo di ricerca Associazione Vocal Sound che studia un nuovo approccio cognitivo per corsi di formazione su “voce e interrelazione di biorisonanza”, partendo dalle osservazioni della capacità di risposta dell’essere umano al suono e alla vibrazione. L’idea è quella della possibilità di riequilibrare il quadro bioenergetico di un organismo attraverso le frequenze pure, emesse dal suono di una voce. Anna Bacchia (Musicista e ricercatrice: ha pubblicato ÌNIN INtelligenza INtuitiva) spiega come “… ciascun luogo presenta la sua particolare fisionomia connessa a vari fenomeni di risonanza. Proiezioni di fasci di suoni e di risonanze nel vuoto architettonico o in spazi naturali, permettono allo spazio di rivelare le sue memorie e tutta la sua silenziosa assenza” e quindi come sia possibile esplorare lo spazio sonoro attraverso la voce. Ricerche interessanti sono inoltre quelle dello Schiller Institute che con la collaborazione tra scienziati e musicisti porta avanti ricerche sulla relazione tra “voce” intesa come fonte di onde bioacustiche e la cosiddetta sezione aurea. Per La Rouche la stessa voce umana, oltre ad essere lo strumento base per la musica, è un vero e proprio processo aureo vivente. Ma le ricerche in questo campo si spingono ancora oltre. È stata per esempio rilevata la singolare coincidenza tra la quinta ottava utilizzata spesso da Mozart e le frequenze impiegate dal ricercatore americano Royal Rife nelle sue apparecchiature a onde quadre utilizzate per uccidere virus e batteri e curare pazienti affetti da sarcomi e carcinomi. Ma è forse Ananda Bosman il personaggio al momento più visionario, strabiliante e interessante in questo campo. Musicista e ricercatore è oggi impegnato nella scoperta di un nuovo concetto di realtà in cui la musica e il suono giocano un ruolo fondamentale. Nel progetto “Rivoluzione Omega” dimostra quanto il tipo di musica che ascoltiamo possa influenzare le nostre funzioni cerebrali e quanto le onde sonore siano in grado di intervenire sui processi sociali e le relazioni armoniche tra gli individui. Ma è direttamente dalle sue parole che possiamo intuire il personaggio, fuori da tutti gli schemi, e la portata del suo pensiero: ” … è un evento musicale che unifica tutti i campi, le culture, la tecnologia, la tecnologia interiore e naturale, lo sciamanesimo, il buddismo, la tecnologia di trasmissione, Internet e la Rete interiore, le culture musicali, i campi artistici e l’intera umanità nella Rivoluzione Omega post-gnostica e Pan-Gaiana, usando le armoniche, il linguaggio della creazione e il DNA. La nuova rivoluzione musicale è qui …”.

Chiudo con una piccola nota di attualità, che però vorrei “sorridente”. In questi ultimi mesi, vissuti da tutti noi in compagnia delle notizie relative al COVID19, e qualcuno pure in compagnia del virus, purtroppo, ho pensato spesso ai suggerimenti ricevuti a destra e a manca su come passare le giornate del distanziamento sociale. Chi si è fatto il pane e la pizza in casa, chi ha passato le ore sui social, chi ha controllato i vicini e il rispetto delle regole, chi ha vissuto con tristezza il passare delle giornate, la solitudine, i problemi del lavoro, l’impegno e la presenza dei figli impegnati nella scuola a distanza, gli anziani spesso lasciati soli, gli ammalati… insomma, tutte le situazioni che normalmente costellano la nostra vita. Ognuno si è organizzato come meglio ha potuto.Mi sto chiedendo quanto spazio ha trovato la musica nelle nostre giornate in questi cinque, sei mesi. Buona musica, intendo. Ci è servita per rilassarci? Per farci compagnia? Per accompagnare i nostri stati d’animo? Ci ha fatto un po’ “guarire”? La nostra mente, l’anima, il corpo, si sono sentiti meno dissociati ascoltando musica?

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